venerdì 21 febbraio 2014

Dì & Lù

Mi annoiavo.
Stavo comodo, rilassato, a godere del frenetico vociare generato dal caos che avevo seminato.
La sorte di quegli esseri ce l’eravamo giocata a carte: mio fratello, millenni prima, si era messo ad impastare energia e materia, collezionando parecchie sfere di diverse dimensioni; giocavamo a lanciarcele divertendoci a respingerle in modi diversi, ma con una forza tale da proiettarle anni luce di distanza.
Nessuno dei due aveva voglia di andarle a recuperare, così restarono lì sospese, a vagare in giardino.
Un giorno Dì se ne trovò una davanti e notò che aveva prodotto delle strane scorie: le chiamò esseri viventi.
Stava sempre lì a guardare oltre l’atmosfera, allungando, di tanto in tanto, la mano per dare qualche “aggiustatina” .
Mi annoiavo.
Quando lui si allontanava prendevo a buttar dentro roba di vario genere, causando molteplici problematiche.
Dì non si arrabbiava, diceva che così poteva studiare i comportamenti di quei cosi.
Tutto sommato era diventato il nostro passatempo preferito.
Un giorno mi disse di aver trovato una palla con scorie più evolute, più interessanti: "Ehi Lù, ce le giochiamo a carte? chi vince sceglie la palla da tenersi!".
Persi.
Mi annoio.
Li odio.
...
Ieri mi annoiavo.
Stavo comodo, rilassato, a godere del frenetico vociare generato dal caos che avevo seminato.
Li sentivo urlare, ridere, piangere, gemere e morire.
Li sentivo invocare il mio nome.
Uno di quei cosi chiedeva agli altri se avrebbero preferito essere il Diavolo piuttosto che qualcos’altro.
Mi prendevano come termine di paragone per le loro serate danzanti, se l'avessero fatto con Dì li avrebbe fulminati all'istante.
Io non me la prendo, mi piacciono le provocazioni.
Sono andato: ho guardato attraverso gli occhi di una cosa scelta solo per il nome
(Eva mi ricordava una delle prime cavie di Dì).
Si guardava intorno, non dovevo nemmeno indirizzarla.
Si voltava esattamente verso le cose che avrei voluto osservare.
Amava e Odiava il suono dalle casse;
oscillava e danzava col suono dalle casse.
Sorrideva di sorrisi veri e finti;
Osservava sorrisi veri e finti.
Mi specchiavo in ognuno di loro, tutto sommato lo sapevano che ero io il fratello buono!
Chiunque preferirebbe essere il Diavolo piuttosto che Dio!

domenica 16 febbraio 2014

La Genesi secondo Eba

1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».
2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,
(hai capito? Sono talmente buono che vi lascio liberi di mangiare tutto!)
3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
(“QUELLO NO!” e vai con la politica del terrore! Che poi è la prima cazzata perché: se stavano nell’EDEN il concetto di morte, teoricamente, non doveva esserci!)
4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!
(Appunto)
5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
(la cosa era indubbiamente allettante)
6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.
(ricapitolando: ha scelto di dar retta al serpente, ha mangiato e, nella sua infinita bontà, ne ha offerto a quel fregnone del marito che non ha detto nulla (dico NULLA!), nemmeno un “ma non è che stamo a fa na cazzata, tesò?”, niente! Ha preso ed ha mangiato (probabilmente pensando: “C.I.B.O” oppure  “e no! Non sia mai detto che io, UOMO, non possa fare quello che fa lei!).
7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
(Immagine interessante, ma dubito fortemente che, nell’attimo in cui si sono accorti di essere nudi, si siano messi ad incrociare foglie di fico!)
8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.
9 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?».
10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
(che kojone!)
11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».12 Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato».
(Cuor di Leone!)
13 Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
(ecco, risposta pulitissima, che ci voleva? Ebbene sì, m’ha fregato, sono una cretina ed ho mangiato! Lui no: “la donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato” hai capito? Lui non ha colpe poverino: la donna gliel’ha messa vicina dio ed il frutto gliel’ha dato lei! A posto così, vedetevela voi che io non c’entro un ca@@o)
14 Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
(poi perché ha dovuto maledire anche tutti gli altri animali? No, no… ma lui è buono, è?)
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15 Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
16 Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
(ce dice sempre bene, è?)
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».
(e sì… damoje pure un premio a sto cazzone bugiardo!)
17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
(come se lavorasse solo lui!)
18 Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
(mangerai?)
19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!».
(sempre solo lui vé? Ma per favore!)
20 L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
(Poraccia!)
(…)

il resto lo sappiamo: siamo qui, noi con
dolori, dolori, dolori, lavoro e un’ emorragia una volta al mese;  
loro con lavoro ed ERBA CAMPESTRE!
La giustizia divina non mi sembra molto equa!

venerdì 14 febbraio 2014

Il senso del taglio dei capelli.

La verità era li, ad un palmo… eppure non la vedevo!
Magari non mi ponevo il problema, che in effetti non è che ci si domanda tutti i giorni “Perché quando uno è depresso va dal parrucchiere?”, in realtà non se lo chiede nessuno, però mi è capitato di capire questa cosa e ne sono contenta, una cosa in più, fa sempre mucchio.
Insomma, una mia collega si è appena fatta fare un taglio di capelli cortissimo, sparatissimo: BLU.
Molti la criticano asserendo che a 50 anni vuole fare la ragazzina, io la trovo divina:
la novità l’ha portata a truccarsi di più, sottolineando l’azzurro degli occhi, a scegliere abiti che risaltano la sua altezza… a vedersi bella!
Il risultato rimbalza con effetto boomerang addosso a tutti quelli che incontra che, a mio avviso, non dovrebbero soffermarsi sul “colore”.
TRA(Discorso fatto tantissime volte, ma vero come la cosa più reale a cui si possa pensare: occorre andare sempre oltre la superficie)PARENTESI
Sostanzialmente:
andare dal parrucchiere ti cambia la vita!

giovedì 13 febbraio 2014

PENSO E RESPIRO

Non amo definire “stupida” la gente, ma a volte viene proprio naturale pensarlo!
Non credo di essere un mostro d’intelligenza, riconosco i miei limiti ed ammetto di essere anche un po’  “rimbambita”, ma c’è chi mi frega:
i peggiori sono quelli che pensano di essere “superiori” (a volte lo sono, ma solo in funzione del ruolo che ricoprono) come il mio capo che mi crede talmente stupida da potersi permettere di riprendermi, trattandomi da deficiente, per un errore inesistente (cioè di fatto non ho sbagliato nulla, al contrario lui ha letto superficialmente il documento che aveva davanti ed ERRATO!).
Non gli ho fatto nemmeno notare che l’errore era il suo… 
Cioè… a me non interessa quel che pensa di me...
Non me ne po’ fregà de meno!
Mi rattrista solo il pensiero che la gente, quando si sveglia con la luna storta, decide sfogarsi addosso agli altri.
Sono cresciuta:
a vent’anni gli avrei vomitato addosso una valanga di cattiverie, oggi PENSO (“porello, è stupido!”) e RESPIRO. Il problema si porrà quando la pazienza si esaurirà, il meraviglioso giorno in cui mi sveglierò con quel rodimento di @ulo che mi ha sempre regalato memorabili sfoghi dialettici.
Succederà,
succede sempre: l’istinto del toro tende a manifestarsi!

domenica 2 febbraio 2014

ONDE ROAD

Una serata come tante: io, nella mia maglietta preferita, dietro al bancone del 2n.
Una tipa ordina una tazza di vino -la quarta- si gira verso gli amici e dice: “guarda che fissa sta maglietta”; io, orgoglioso, annuncio che quelle magliette l’abbiamo fatte fare per un evento memorabile.
I Gamberi Morti continuano a trascinare gli ascoltatori, in perfetto equilibrio sulle zattere… se non è un’ allucinazione si tratta dell’unico viaggio nel tempo possibile!
Concerto finito, la gente si divide tra la porta ed il palco, come sempre.
Si riavvicina la tipa con il suo amico, le offro il quinto bicchiere di vino; si fermano a chiacchierare... sono simpatici!
Offro loro il Rum...
... La riccetta è andata! Parla a raffica addosso ad un tipo, che però sembra divertirsi.
Finalmente vanno via:
si chiude.