martedì 15 luglio 2014

Dì, Lù e la pittura

L’ordine non è mai stato il mio forte, la noia mi pervade e non ho voglia di stare troppo tempo a sistemare.
Dì aveva cominciato a dipingere, dicendo che lo rilassava.
Me ne stavo tranquillo a godere del mio ozio, non avevo neanche voglia di mettere, come al solito, zizzania tra le cavie. Dì tornò da una delle sue escursioni esplorative in giardino, portando una cassa di cianfrusaglie. “Ho pensato” diceva “che potrei usare la luce ed il prisma per dividere i colori generando qualche pennellata qua e là.”

Stavo zitto.

Fumavo.

Lo guardavo.

Era convinto che la colpa del ritardo evolutivo degli esseri umani era il mio: diceva che i miei continui dispetti avevano creato una sorta di blocco nello sviluppo di quei poveracci; allora si era messo in testa questa cosa della pittura con la luce.
Con questo si conquistava il titolo di misericordioso.

Lo odiavo.

Li odio.

Ho donato loro passioni travolgenti, attimi di sfrenata gioia e...
Loro…
...l’hanno chiamato “Peccato”!

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